Novità Cable-free Code Zero

Costruito e progettato per il regatante esigente e per il crocerista pragmatico.

L’ EPEX cablefree Code Zero è una eccezionale nuova vela avvolgibile, dove progettazione e materiali innovativi hanno rimpiazzato il cavo antitorsione per l’avvolgimento. Il disegno cable-free e la superficie velica ottimizzata, permettono di navigare con angoli di vento più ampi, con un minor numero di cambi di vele e con maggior velocità in poppa. Costruito con tecnologia e materiali EPEX.

Alte prestazioni / Facilità d’uso / Meno spazio

Il Cable-free Code Zero è facile da maneggiare e stivare. Con l’allunamento d’inferitura positivo ottimizzato, ottieni angoli di navigazione più ampi rispetto ad un Code Zero tradizionale e più potenza. E senza cavo antitorsione, c’è meno rischio di danneggiare costosi avvolgitori. Lady Mariposa, un Ker 46′,  ha testato la vela per un lungo periodo ed ecco il feedback di Dan Hardy, Team Manager:

“Il nuovo Zero Cable Code Zero, è un grande passo avanti per questo tipo di vele. Con la rimozione del pesante cavo antitorsione, tutta l’inferitura della vela è libera di proiettarsi positivamente sopravento, migliorando così la forma della vela in volo. All’inizio, eravamo molto curiosi di verificare come si sarebbe comportata la vela durante l’avvolgimento: infatti abbiamo riscontrato che il nuovo Code Zero è molto più facile da avvolgere e svolgere rispetto alla vela precedente con il cavo.

Stiamo scoprendo che questa è una vela molto versatile, con un enorme sovrapposizione d’uso all’interno del nostro guardaroba per andature portanti. La rimozione del cavo ha portato benefici non solo per quanto riguarda la forma in volo, ma ha anche reso la vela molto più facile da insaccare e stivare sottocoperta, in quanto una volta arrotolata, si può ripiegare molto più facilmente che con il cavo.

Come team siamo rimasti molto colpiti da questa innovazione, tanto che ora abbiamo preso in considerazione l’acquisto di un Code Zero senza cavo “Frazionato” , da affiancare alla versione “Testa d’albero”.

Photo credit: Marcel Herrera